Frutteto




LA PROGETTAZIONE DEL FRUTTETO

Si può prevedere  una sistemazione degli alberi  tracciando un sesto d’impianto. Gli schemi di piantagione possono essere così riassunti:
  • a file
  • a file sfalsate 
  • a quadrato             (disegno 2)
  • a retttangolo           (disegno 2)
  • a quinconce            (disegno 3)






Nel sesto in quadrato, le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie quadrate, con distanze uguali tra le file e lungo le file. Con questa disposizione si perde la distinzione tra filari.

Nel sesto a rettangolo le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie rettangolari. A parità di investimento, come n° di piante per unità di superficie, rispetto al sesto in quadrato si riducono le distanze lungo la fila e si aumentano le distanze tra le file.

Nel sesto a quinconce le piante sono disposte a intervalli regolari secondo un reticolo a maglie triangolari. La disposizione delle piante è sfasata in modo che ognuna si trovi al vertice di un triangolo isoscele rispetto alle due piante contrapposte nel filare adiacente.  Questa disposizione riduce la competizione intraspecifica  rispetto alla disposizione a rettangolo e permette un leggero incremento del numero di piante che si possono inserire.  La distanza tra le piante varia in relazione a diversi fattori tecnici e ambientali, tra questi:
-          sensibilità della specie allevata alla competizione intraspecifica
-          esigenze in merito alla quantità di luce della pianta
-          sistema di allevamento e volume di ingombro della chioma
-          fertilità del terreno e disponibilità idrica.

Qualunque sia il sesto scelto, in  linea generale  la distanza tra le piante deve essere di circa 4-6 mt. variabili in funzione della vigoria e dello sviluppo complessivo, ma generalmente una distanza tra pianta e pianta è adeguata all’allevamento di tutti gli alberi da frutto a medio portamento.

TERRENO
Il terreno deve essere di  medio impasto e buona fertilità, il franco di coltivazione  (spessore del terreno coltivato) deve essere di almeno 1 mt.
Se il terreno rimane scoperto, bisogna garantire costanti lavori di scerbatura e zappettatura per tenerlo libero da infestanti, in alternativa si può pacciamare e tenere a prato che comunque  deve essere costantemente falciato, che rimane una soluzione di alto valore architettonico.

AVVERSITA’  DEL FRUTTETO DOMESTICO
Nel frutteto si preferisce la coltivazione biologica ed esistoo norme che stabiliscono i prodotti amessi e i periodi di intervento.
Le regole da rispettare sono:
·         mai trattare durante la fioritura
·         sospendere i trattamenti almeno 15 giorni prima del raccolto
·        fare la somministrazione rispettando le dosi consigliate e assumendo le opportune cautele di protezione personale
·         la zona trattata non va frequentata per almeno 48 ore.


 alcuni dati.....
specie
Impollina-
zione
potatura
Mese raccolta
prodotti
Irriga-
zione
Resist. a freddo
Albicocco
NO
2


1
2
Alloro


Tutto l’anno
foglie


Bambù


primavera
germogli


Carrubo


primavera-estate
frutti


Ciliegio
SI/NO
1
Maggio-luglio
frutti

3
Corbezzolo


Ottobre-dicembre
frutti


Cotogno
SI
1
Settembre-ottobre
frutti
3
3
Cachi
NO
1
Ottobre-novembre
frutti
1
2
Fico
NO
1


1
2
Frutto della passione


Settembre, febbraio-marzo
frutti


Gelso






Guava


Ottobre-dicembre
frutti


Kiwi
SI
2
Giugno-luglio
frutti
3
2
Lamponi
NO
1
Giugno-luglio
frutti
2
3
Limone


quasi tutto l’anno
frutti - foglie


Litchi


primavera
frutti


Mandorlo


Agosto-settembre
semi


Melo
SI/NO
3
Primavera-sempre
frutti
2
3
Melograno
NO
1
autunno
frutti-fiori
1
2
Mirabolano


primavera-estate
frutti


Mirtillo


Giugno-agosto
frutti


More


Luglio-settembre
frutti


Nashi
SI
2


2
2
Nespolo giapponese
NO
1
primavera
frutti
1
1
Nespolo comune
NO
1


1
3
Pero
SI
3
Primavera-sempre
frutti
2
3
Pesco
NO
3
Giugno-settembre
frutti
3
2
Ribes


Giugno-agosto
frutti


Rovo
NO
1


2
3
Sorbo


Agosto-febbraio
frutti


Susino
SI
2


2
3
Ulivo


Ottobre-marzo
frutti


Vite
NO
2


1
3

Potatura:           1= saltuaria                             2= intermedia                           3= annuale e meticolosa
Irrigazione:        1= resiste a  siccità                  2= intermedia                           3= frequenti
Irrigazione:        1= resiste a  siccità                  2= intermedia                           3= frequenti
Resist.a freddo:  1= possibili danni a circa –0°     2= nessun danno fino a –10°     3= nessun danno oltre a –15°




LA POTATURA


Occorre documentarsi sulle singole esigenze di potatura della specie coltivata ma in linea generale possiamo dire che la potatura più importante per il frutteto avviene verso la fine dell’inverno, quando il rischio di gelate è minimo e le temperature notturne non sono rigidissime.
E’ importante , già appena dopo l’impianto, favorire con la potatura lo sviluppo di una chioma aperta , senza che i rami si intreccino,  e senza un apice predominante.


Le regole generali
Prima di cominciare, un breve ripasso delle regole, validi per tutte le piante, da frutto e non:
·         non potate se la temperatura diurna è sotto lo zero, perché i rami si spezzano facilmente;
·         non potate mai se piove o minaccia di farlo, perché l’acqua veicola le malattie fungine;
·         gli attrezzi utilizzati per i tagli vanno disinfettati passando da una pianta a un’altra;
·         i tagli importanti, di rami grossi, vanno ricoperti con il mastice, per evitare che entrino funghi o parassiti;
·         eliminate sempre le parti deboli, stentate, malate, secche, quelle che ombreggiano il tronco, e i rami che s’intersecano fra loro;

·         il taglio deve sempre essere obliquo, cioè più lungo verso la gemma e più corto dietro essa.

La potatura di formazione
La potatura è importantissima nei primi anni di vita del fruttifero, quando si deve effettuare quella di formazione, mentre in seguito si pratica una potatura di produzione, cioè rivolta principalmente all’ottenimento dei frutti. Per evitare la potatura di formazione si possono acquistare in gennaio-febbraio piante di due-tre anni d’età, che sono già state potate e indirizzate in vivaio: non sarà necessario effettuare tagli nell’anno di acquisto e il portamento sarà già abbozzato. Se invece acquistate astoni di un anno, il vivaista avrà spuntato solo la cima e i rametti tipo brindilli, quindi nei due anni successivi bisognerà dare la forma alla pianta, a seconda del tipo di allevamento prescelto. In ambito amatoriale, è preferibile l’allevamento a spalliera o a vaso, che garantisce una maggior facilità di raccolta. Nell’inverno del secondo anno di vita si procede quindi all’impostazione: se la forma deve essere a spalliera, si procede tagliando i rami rivolti verso il sostegno lasciando una-due gemme.
Per ottenere la forma a vaso si potano i rametti laterali (tenendo solo i tre-quattro più robusti, che costituiranno le branche) tagliando dopo la terza o quarta gemma vigorosa, situata nella parte esterna del rametto e non all’interno. Si ripete la stessa potatura anche nel terzo e quarto anno di vita. Negli anni seguenti si praticherà la potatura sui rami sbilanciati, danneggiati dal gelo o da altro, spaccati dal vento, rovinati da malattie, e poi si ricorrerà piuttosto alla potatura verde o estiva, soprattutto su rami non fruttiferi, cioè con sole gemme a foglia, che appaiono molto lunghi (a volte anche 80-100 cm): vanno accorciati prima che lignifichino. Attenzione ai polloni, cioè ai rami che nascono all'altezza del colletto, alla base del tronco, vale a dire: vanno sempre eliminati, soprattutto se vengono dal portinnesto, meglio se addirittura in fase di gemma, staccandola con l’unghia. Nei primi tre-quattro anni, sulle piante vigorose bisogna anche procedere alla cimatura del germoglio apicale, perché così si formano subito buoni germogli anticipati per la creazione dell’impalcatura. Poi si possono piegare i rami, senza spezzarli, per ridurre l’afflusso di linfa e favorire una più rapida formazione delle gemme fiorali. L’operazione va condotta con ancora più delicatezza nel caso in cui si vogliano estendere in orizzontale i rami che tendono a diventare cima in contrasto con quella naturale, i cosiddetti rami assurgenti (questa operazione è sempre necessaria per l’allevamento a spalliera). I rami assurgenti vanno mantenuti distesi mediante cordicelle che si legano di solito dal ramo da distendere fino al tronco o a un ramo più basso. La corda va poi tagliata dopo due anni, cioè quando si è ottenuta la posizione voluta.
 Diradare i frutti, per un miglior raccolto
Il diradamento dei frutti è in realtà una specie di “potatura”: si conduce sui frutti già formati, quando la produzione appare eccessiva, perché altrimenti si sfrutta troppo la pianta e i frutti risultano più piccoli, bruttini e meno saporiti. Inoltre, ad anni di abbondante ed esagerata produzione di frutti seguono annate estremamente scarse (alternanza di produzione).
 Bisogna sapere che insieme con l’allegagione dei frutticini inizia anche la formazione delle gemme che si svilupperanno l’anno seguente. Se all’interno della nuova gemma si iniziano a formare gli organi fiorali sarà una gemma fruttifera, altrimenti sarà una gemma a foglia, improduttiva. Questo processo non è casuale, ma è condizionato dal numero di frutti presenti sulla pianta. Se questi sono troppi, la pianta non riesce formare nuove gemme fruttifere, e l’anno seguente presenterà pochi fiori e quindi frutti. Il diradamento va condotto entro 30-40 giorni dalla fioritura, appena è terminata la cascola dopo la sfioritura, per evitare che la pianta perda troppe energie nel portare avanti tutti i frutticini. Su piante piccole, si può favorire la naturale cascola di giugno scuotendo brevemente ma con vigore la pianta, ripetendo l’operazione dopo qualche settimana.

Per capire quanti frutti togliere a mano tagliandone con le forbici il picciolo, bisogna considerare l’età e la vigoria della pianta, perché le piante giovani e molto vigorose sopportano un numero maggiore di frutti; inoltre, sui rami esili si devono sempre mantenere pochi frutti. Vanno comunque eliminati i frutti che presentano attacchi di parassiti o malformazioni, così come quelli più piccoli o con ferite da grandine o altro. I frutti rimanenti devono essere ben distribuiti e in numero proporzionato alle foglie. Diradando a mano i meli, cioè i fruttiferi che ne hanno più bisogno, tra un frutto e l’altro deve rimanere lo spazio compreso tra pollice e indice.Sul pero invece raramente è necessario eseguire il diradamento, perché la cascola naturale dei frutticini è sufficiente a garantire l’accrescimento di quelli rimasti sull’albero. Sulle Drupacee si procede manualmente a scalare a seconda delle varietà, a cominciare da quelle più precoci. Il diradamento può riguardare anche le foglie (soprattutto sui peschi), se queste coprono molto i frutti: bisogna lasciarne i due terzi perché possano svolgere la loro funzione fotosintetica senza danneggiare la pianta.
·          (tratto da “Potatura a regola d’arte”, di M.Garian, n.9, 2009)


La potatura invernale delle piante da frutto

E' tempo di prendere in considerazione le necessità di potatura, una pratica che può rivelarsi un po' complessa soprattutto sulle Pomacee (meli e peri di varietà moderne) sulle quali, senza un regime di tagli corretto, non si ottiene una fruttificazione soddisfacente. In generale va detto che il regime di potatura ben fatto limita il problema dell'alternanza di produzione, peraltro naturale su alcune varietà: ad un'annata di produzione abbondante segue un anno in cui la fruttificazione è scarsa (pochi frutti, ma di buona pezzatura). Con il passare del tempo, se non si effettuano potature idonee, la tendenza all'alternanza si accentua e la pianta invecchia precocemente. Viceversa, favorendo il costante rinnovamento della chioma e del legno, le piante si mantengono giovani e il fenomeno dell'alternanza si riduce.
Perché potare in inverno
La potatura avviene in inverno grazie alla fase di riposo vegetativo: in queste condizioni lo stress da taglio non influisce sulla produzione e sulla fioritura, e la pianta ha davanti a sé il tempo necessario per riprendersi e per lignificare i tagli.
Il periodo migliore va da novembre a marzo. Specie come il pero si possono potare anche prima di Natale, mentre altre, più sensibili al gelo, come l'albicocco, preferiscono essere potate verso fine febbraio ma comunque prima dell'ingrossamento delle gemme da fiore. È bene effettuare il lavoro di potatura controllando le previsioni meteo, per agire in un periodo nel quale non si prevedano a breve bruschi e intensi abbassamenti di temperatura; meglio evitare le giornate molto ventose.
Per uno sviluppo sano e armonioso
Un fenomeno da conoscere e capire bene è il seguente: quando si recide un ramo, si stimola la produzione di germogli sottostanti. In una pianta vigorosa ciò comporta sviluppo eccessivo della vegetazione al di sotto del punto taglio, determinando un'anormale produzione di rami a scapito della fruttificazione.
Anche in una pianta debole il taglio stimola lo sviluppo di rami, ma in questo caso vien avvantaggiata la struttura generale dell'esemplare, che così si infoltisce. È quindi consigliabile non potare severamente una pianta vigorosa, per evitare una crescita esplosiva di nuova vegetazione, mentre conviene fare tagli anche energici su una debole, per stimolarne la crescita di nuovi rami.
L'importanza di un taglio pulito Cesoie, seghetti e troncarami utilizzati per gli interventi di potatura devono essere perfettamente taglienti e pulitissimi: è buona regola pulire la lama con uno straccio imbevuto di alcool prima di passare da una pianta all'altra. L'utilizzo della pasta cicatrizzante è consigliata solo se i tagli sono estesi (per esempio l'asporto di un grosso ramo) dove si possono diffondere i parassiti.
Riconoscere i diversi tipi di ramo
Per potare correttamente meli e peri è necessario saper riconoscere i diversi tipi di rami. Il brindillo è un rametto corto ed esile, di un anno, che porta un gruppetto di fiori e fogli alla sommità, dove nascerà il frutto; la mela Granny Smith e la pera Kaiser producono prevalentemente sui brindilli che, se sono troppi, vanno diradati. La borsa è una ramificazione nata dall'asse portante l'infiorescenza. Quest'asse si ingrossa e le gemme a legno alla base si evolvono in dardi e brindilli. Il risultati è la formazione di un ramo produttivo. Il dardi è un corto germoglio che spunta perpendicolarmente al ramo su cui si origina, porta in punta una gemma a legno da cui nasce un rosetta di foglie al centro della quale si sviluppa una nuova gemma a legno, alcune volte mista. Solamente dal terzo anno la gemma terminale, subirà una differenziazione a fiore (gemma mista) e il dardo entrerà in produzione. Se la pianta è vigorosa, la formazione della gemma a fiore nasce già al secondo anno.
La lamburda, formazione vegetale tipica di peri come Abate Fétel, Decana del Comizio, Conference, si sviluppa su dardi vecchi; l'infiorescenza si presenta sul ramo di un anno e la durata effettiva di questa formazione a fiore può proseguire per lunghi periodi; le lamburde presenti sulla pianta diverranno con il passare degli anni numerose e può essere utile ridurle, in modo da non avere eccessive produzioni che, a lungo andare, indeboliscono l'esemplare. Il ramo misto è di lunghezza variabile; le gemme laterali lungo il suo asse possono essere a legno o miste. Al momento di potare, si deve sapere se la varietà produce fiori sui rami misti in punta, a metà o alla base. Un modo per saperlo consiste nell'osservare, al momento della raccolta, quali sono i rami che portano i frutti e la posizione di questi ultimi sull'asse del ramo misto; alla successiva potatura invernale si potrà così intervenire oculatamente. Nel dubbio, meglio diradare i rami evitando cimature, che provocano un'eccessiva produzione di foglie.
Via i rami troppo fitti: Osservate la pianta ed eliminate i rami molto ravvicinati, soprattutto se sono nel centro della chioma, che deve sempre rimanere ariosa e poco affollata di rami e foglie.
Complicato? Ma non sempre è così complesso...
Quasi sempre l'appassionato alle prime armi si sente preso dai dubbi di fronte a queste complicazioni. Ma non tutte le specie da frutto presentano la necessità di conoscere e rispettare un regime di tagli complesso. Fico, nocciolo, melograno, kaki e agrumi non hanno queste esigenze; il ciliegio ama essere potato poco, più che altro nelle fasi giovanili, e in seguito solamente per una pulizia e riordino della chioma.
Inoltre, meli e peri in varietà antiche, adatte al giardino familiare, sono meno esigenti delle varietà moderne coltivate in agricoltura intensiva, che senza un regime di potatura corretto non arrivano a fornire una produzione costante e omologata alle richieste del mercato
Pesco e ciliegio: quale tipo di potatura?
- II pesco comune (P. persica) differisce dal pesco-noce (Prunus persica var. nectarina), i cui frutti sono spesso chiamati "nettarine", per il fatto che la buccia di questi ultimi è liscia; le nettarine sono destinate al consumo fresco, in quanto meno adatte alla trasformazione in conserve e sotto sciroppo. Il pesco-noce è un poco più sensibile al freddo.
- La produzione dei frutti su entrambe le tipologie avviene sui rami nati nel corso dell'anno precedente, pertanto è essenziale incoraggiare la nascita di nuovi getti che daranno frutti l'anno dopo. Sono opportuni interventi di potatura a novembre, nelle zone con inverno mite, oppure a fine inverno dove il periodo dicembre-febbraio è normalmente gelido. La vegetazione tende a spostarsi, con il tempo, verso la parte alta della chioma, che va quindi accorciata periodicamente. I rami che portano frutti sono quelli misti e i brindilli.
- A differenza del ciliegio dolce, che porta i frutti su rami vecchi di due anni o più (i dardi a mazzetto, che producono anche per decine di anni), il ciliegio acido fruttifica soprattutto su rami di un anno sviluppatisi nella stagione precedente. Perciò si dovrà aver cura di potare per favorire una ricca produzione di nuovi getti, che di anno in anno vanno a sostituire l'apparato produttivo.
- Con la potatura regolare da fare a fine autunno o fine inverno le piante conservano una dimensione più compatta ma in ogni caso la taglia dell'albero adulto è determinata fondamentalmente dalla varietà e dal portinnesto. Il ciliegio dolce può essere lasciato in forma naturale o condotto a vaso o a palmetta. Il ciliegio acido si lascia prevalentemente in forma naturale e richiede frequenti spollonature perché presenta facile tendenza a emettere succhioni dal portinnesto, soprattutto in terreni fertili e umidi. I succhioni vanno tagliati subito alla base.
Potare gli alberi da frutto per ottenere effetti speciali- Il melo è una delle specie più flessibili: con pazienza si arriva a ottenere un tunnel che offre una fruttificazione e, naturalmente, una splendida fioritura primaverile.
- Per arrivare a questo risultato occorre partire da piante giovani di varietà resistenti, poco sensibili ai parassiti, da collocare vicino a una struttura metallica robusta. Fin dai primi anni occorre legare i rami principali alla struttura operando, inizialmente, una potatura che non porterà a produzione. Solo dopo 4-5 anni le piante potranno essere potate in modo da favorire la fruttificazione, diradando i succhioni o accorciandoli alla terza gemma per favorire le formazioni a frutto. Oltre ai meli si possono usare, per questo tipo di struttura, anche i susini.
- Per formare i meli a cordone si parte da esemplari (astoni) giovani, di un anno, da incurvare durante il periodo di crescita fino a ottenere un angolo di 90° e si legano a un filo teso tra due paletti. Durante la crescita vanno accorciate a 5 cm tutte le ramificazioni laterali. In inverno si procede sulle piante adulte a una potatura regolare sfoltendo i rami troppo vicini.
Una regola base per potare il susino
Eliminate i rami cresciuti nell'anno che vanno verso i centro della pianta e parte dei succhioni (i rami eretti cresciuti rapidamente in estate). In questo modo si ottiene una migliore fruttificazione. Il susino giapponese richiede una potatura energie ogni anno: produce molto e senza i tagli si riduce la quantità, dimensione e qualità dei frutti.
Melograno: solo una pulizia Alcune specie da frutto, come fico, kaki e melograno, non vanno sottoposte a una potatura di produzione. In inverno l'unico tipo di taglio da fare è mirato alla pulizia ed eliminazione di rami secchi o mal posizionati (per esempio sporgenti oppure orientati verso l'interno).
Un caso speciale: la potatura del pero

- Il pero comprende alcune varietà molto vigorose che devono essere diradate e sfoltite senza accorciature eccessive. Una parte dei rami che hanno portato i frutti va potata; i rami conservati vanno arcuati grazie a una serie di pesi o a una legatura sui cavi d'acciaio, se la forma di allevamento è a spalliera.
- Nel caso del pero è importante effettuare una potatura verde, in estate, per mantenere i frutti in maturazione ben arieggiati e soleggiati. Una forma particolare di potatura è il diradamento dei frutti, da eseguirsi dopo la naturale cascola di giugno, per ottenere pere di grossa dimensione e di buona qualità.
- Attività vegetativa e attività di produzione devono essere equilibrate, nel caso del pero soprattutto. I rami laterali, quelli che nascono dalla struttura che forma lo "scheletro" dell'albero, non devono diventare più grossi e pesanti degli stessi rami principali. Potate in modo tale che la struttura di base dell'albero rimanga più o meno dello stesso volume nel corso degli anni; questo aiuta a conserva re un equilibrio produttivo.
Articolo pubblicato in Az. Agr. Gabbianelli di Gabbianelli A. e C. s.s. - Castelleone di Suasa - Ancona 


VITE

Quando si effettua la potatura della vite?

Esistono due tipi di potature, una di allevamento e l’altra di produzione.
Le potature di allevamento, che si effettuano i primi tre anni, servono  per dare alla pianta la forma desiderata (cordone verticale, cordoni orizzontali, pergola Guyot, tendone, forma libera, ecc.). Solitamente se ne fa una subito dopo l’impianto e le altre quando la pianta è a riposo a fine inverno.
Dal terzo anno, quando la pianta inizia a produrre, è invece importante fare le potature di produzione indirizzate soprattutto alla fruttificazione. In questo caso parliamo di potatura a secco e di potatura a verde.
La potatura a secco si effettua quando la pianta è a riposo, nelle zone a clima mite dopo la vendemmia in concomitanza con la perdita delle foglie, nelle zone dove il clima è più freddo la sposteremo a fine inverno. Durante questa potatura si elimineranno i tralci che hanno già fruttificato e si definiranno quelli che dovranno fruttificare l’anno successivo, lasciando molte o poche gemme a seconda della vigoria della pianta. In genere se è molto vigorosa ne lasceremo molte, se invece  è debole e ha bisogno di riacquistare tono ne lasceremo poche.

La potatura a verde si fa durante il periodo vegetativo (tarda primavera) e serve per ottenere il massimo dalla pianta, sia in termini di qualità che di quantità. Questa volta ci preoccuperemo di togliere i succhioni alla base della pianta ed eseguiremo la sfogliatura per permettere una migliore areazione e una maggiore esposizione solare.

ULIVO

Quando potare

La potatura dell’olivo si effettua dopo il periodo invernale e precisamente tra marzo, cioè a inizio della primavera e maggio, la stagione della fioritura. Se la primavera si presenta particolarmente fredda o si corre il rischio di un eccessivo abbassamento delle temperature è meglio rinviare le operazioni a quando il clima sarà diventato più stabile e mite, perché il freddo impedisce alle ferite del legno di cicatrizzarsi. L’eventuale comparsa di rami improduttivi o secchi può essere trattata con tagli da effettuare in qualsiasi momento. In genere la potatura dell’olivo si esegue ogni anno, per piante giovani si può effettuare anche ogni due anni. In ogni caso, risulta sempre di fondamentale importanza quando di decide di effettuare la potatura della pianta, considerare l'andamento delle stagioni, della temperatura e del clima per evitare la debilitazione della pianta. leggi ancora

LE PIANTE DA FRUTTO



CARRUBO – CERATONIA SILIQUA
Alto fino a 10-15 mt con chioma densa e sempreverde è una pianta rustica, poco esigente, che cresce bene in terreni aridi ed anche molto calcarei. I frutti possono essere consumati freschi o secchi.


MANDORLO
Piccolo albero alto fino a 5 mt con fiori che sbocciano all’inizio della primavera e, nei climi miti, anche tra gennaio e febbraio.
Secondo le caratteristiche della mandorla si distinguono in 3 varietà:
·         amara, i cui semi sono tossici
·         dulcis, i cui semi sono utilizzati nell’alimentazione, nell’industrioa dolciaria e per l’estrazione dell’olio di mandorla officinale
·         fragilis, con seme dolce

MIRABOLANO PORPORINO – PRUNUS CERASIFERA
Albero deciduo alto fino a 8 mt, on fusto eretto, la sua chioma varia dal verde tenero al rosso violaceo scuro (cultivar Pissardi). Produce frutti che possono essere consumati direttamente o utilizzati per marmellate e sciroppi.



NASHI  - Pyrus pyrifolia (Burm. f.) Nakai)   - “pera-mela”

E’ una pianta originaria della Cina centrale (dove viene chiamato "li"; il termine "nashi" è invece giapponese e significa "pera"), zona a clima temperato subtropicale, diffusa anche in Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia.

Alla fine degli anni '80 è iniziata la sua coltivazione anche in Europa, dapprima con notevole interesse che poi e' rapidamente diminuito, tanto che oggi è considerata marginale ed il consumo interno alquanto limitato. Le caratteristiche peculiari del nashi che lo differenziano dalla pera comune sono:
-       la forma: rotonda e appiattita, simile a quella della mela (da cui il nome di “pera-mela”)
-       la polpa: compatta, succosa e croccante
-       il sapore: dolce e profumato
-       la buccia: liscia, di colore dorato-bronzato (negli esemplari più pregiati) o giallo-verde
-       il gusto: particolarmente dissetante e ricco di potassio e piacevole nella stagione estiva.
E’ una pianta vigorosa e abbastanza rustica che si adatta alla maggior parte delle aree frutticole italiane; richiede terreni leggeri, fertili, irrigabili, con PH sub-acido soffrendo di clorosi ferrica e carenza di magnesio in quelli argillosi e calcarei.  E’ molto resistente al freddo invernale mentre le brinate tardive possono provocare danni specie durante la fioritura; anche il vento risulta dannoso alle foglie di alcune varietà (sintomatologie simili al “brusone” ed ai frutti prossimi alla raccolta specie nelle varietà a buccia liscia.  segue
Nashi - Pyrus puryfolia / pera-mela


PRUGNA DEL NATAL – CARISSA MACROCARPA
Arbusto di medie dimensioni, sempreverde, esistono anche varietà nane con funzionae tappezzante. Dalla primavera fino all’inverno la Carissa produce fiori bianchi e profumati, in estate ai fiori seguono frutti verdi che a maturazione diventano di colore rosso fucsia, commestibili.

1 commento:

  1. Anch' io sono apprendista coltivatore (pensionato tipografo), non immaginavo di immagazzinare tante notizie di agronomia in un testo molto fluido e comprensibile velocemente. Adotterò il suo testo per sistemare i miei alberi da frutto. GRAZIE

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